“Il mondo ha bisogno di tutti i tipi di mente.” (Temple Grandin, insegnante e progettista con diagnosi di spettro autistico.)

È il titolo dell’intervento di Temple Grandin al Ted di Longbeach del 2010.

Un concetto profondo che va in mille direzioni. E grazie al quale potremmo recuperare tanto, ma proprio tanto, di ciò che non sappiamo neanche di esserci persi.

I diversi tipi di mente di cui il mondo ha assoluto bisogno, appunto, nel continuum che va dalle forme più gravi delle persone non-verbali, ai casi di brillanti scienziati e ingegneri.

Nessun individuo è uguale ad un altro. Nessun individuo con autismo è uguale ad un altro. Anche se rientrano nello stesso spettro.

“Il mondo ha bisogno di tutti i tipi di mente” fa pensare ad un puzzle immenso e complesso che può funzionare solo se abbiamo tutti l’opportunità di partecipare.

Fa esempi che sono il primo passo dentro una realtà che è un universo intero, Temple Grandin, partendo dalla descrizione di alcuni fra i possibili tipi di mente nello spettro autistico. I pensatori visivi, i pensatori per schemi, le menti musicali e le menti matematiche. E colpisce, sempre di più, quando parla della mente autistica che procede per dettagli. I dettagli che la società trascura. I dettagli, come dice facendomi inevitabilmente pensare a tragedie recenti e vicine, “sono ciò che non fanno cadere i ponti”.

Sono menti specialistiche con capacità di fare benissimo qualcosa. E quel qualcosa, quella capacità, rischia di rimanere un tassello mancante in quell’individuo e all’interno della società, se non viene coltivata.

Perché se è vero che, come recenti studi confermano, la capacità di pensare può andare a discapito della socievolezza, sta alla società, al mondo tutto, andare nella direzione di queste persone che hanno bisogno di noi esattamente come noi ne abbiamo di loro. Per investire affinché la specificità di queste menti possa esprimersi davvero.

In una società che va sparata in ogni ambito e crea vuoti di ogni sorta, occorre tornare a riempire, a scambiare, a emozionare. A sintonizzarsi con chi ha processi mentali differenti dai più, perché il linguaggio verbale è solo una delle infinite lunghezze d’onda possibili nella comunicazione fra esseri umani.

“Il mondo ha bisogno di tutti i tipi di mente”, di concretezza e praticità, invece che di astrazione ad ogni costo.

E per tutti, dalle persone autistiche ad alto funzionamento, a quelle non verbali, la possibilità di condividere con il mondo risorse assolutamente uniche. Che rischiano, altrimenti, di restare imprigionate tre definizioni e stereotipi.

Penso ad una ricchezza che va cercata e, per questo forse, ancora più preziosa, quella che le persone con autismo hanno dentro di sé.

E penso a tutti quei dettagli, nelle cose piccole e grandi, che non saremo mai in grado di cogliere senza di loro.

Vale la pena ripensarci, come individui e come società, ed entrare in punta di piedi in un mondo che potrebbe, davvero, rivelarsi ispirante e di gran lunga più perfetto del “nostro”.

 

Valentina Goga

 

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